Jorge Boccanera
PALMA REALE
a cura di Alessio Brandolini
RECENSIONI
"FERMENTI" (rivista), Anno XLI, N. 238, luglio 2012
Palma Reale
di Raffaele Piazza
"Il primo amore", 12 marzo 2012
“Cose che furono altre si disfano nell’argento della notte” Editori nuovi per la poesia di Jorge Boccanera
di Andrea Amerio
"Fili d'aquilone", n. 23, lug./set. 2011
Boccanera, Palma Reale
di Marco Testi
"FERMENTI" (rivista), Anno XLI, N. 238, luglio 2012
Palma Reale
di Raffaele Piazza
Jorge Boccanera, il poeta argentino ideatore di Palma Reale, nasce nel 1952 vicino Buenos Aires. Dopo il colpo di stato del 1976 vive in Messico e in Centroamerica; torna in Argentina nel 1984, dove attualmente risiede; ha vinto numerosi e importanti premi di poesia e suoi testi sono presenti in varie antologie; è stato tradotto in diverse lingue; ha pubblicato dodici raccolte poetiche e numerose antologie.
La Palma Reale che dà il titolo alla raccolta, à uno dei tipi di palma più vistosi, presenti a Cuba e nelle Antille Maggiori. Come scrive Juan Gelman nello scritto introduttivo L’immaginazione a vele spiegate, l’autore ha scritto Palma Reale in una foresta e la sua lettura evoca una frase di Goethe che si applica perfettamente al libro: l’artista grato alla natura, la quale ha creato anche lo stesso artista, restituisce alla stessa una seconda genesi, ma più piena, desiderata: una complessione umanamente perfetta.
C’è da sottolineare che Jorge Boccanera ha scritto Palma Reale in una foresta e si deve mettere in luce il valore simbolico del termine foresta nell’ambito complessivo del libro, dove assume il significato di giardino segreto del Nostro, per usare un termine caro al romanticismo, che intende mettere in luce quanto c’è di più personale e di intimo nell’etimo, nella coscienza di ciascun uomo, come i sogni e i segreti.
S’incontra, come si può evincere da quanto suddetto, in questo testo, qualcosa che non è abituale nella poesia d’oggi, che si svela in un’immaginazione a vele spiegate; l’autore mette in luce il prezzo del sublime in un mondo di conformismo, in cui il potere rende sterili, un cosmo del tutto antitetico a quello del fenomeno poesia, non a caso in crescita negli anni per controtendenza.
Il poeta è figlio della sua opera stessa e Palma Reale è un libro non scandito, caratterizzato da una forte poematica, composto da 56 testi, quasi tutti senza titolo, paragonabili a tasselli di un unico grande mosaico o affresco, a frammenti di una più vasta totalità.
Quando la parola è toccata dalla poesia si converte in realtà e Boccanera scrive sul passato quello che avverrà: quasi un poeta profeta; la bellezza si basa sull’impossibile e, per questo motivo, i suoi segni non si limitano a nominare le cose.
La parola del poeta modella e rimodella le immagini, con il sangue dell’immaginazione, e Palma Reale ci aiuta ad internarci nella nostra foresta interiore. Tutto il percorso dell’opera è caratterizzato da un forte simbolismo e protagonista pare essere il creato stesso in tutte le sue lussureggianti e sinuose manifestazioni. L’ordine del discorso è caratterizzato da una forte densità metaforica e sinestetica e da chiarezza; ottima la tenuta dei versi lunghi. La palma, al centro della foresta, diventa come il fulcro dell’attenzione e il filo rosso che lega i diversi componimenti tra loro, nei quali si ripete iterativamente il suo nome.
Già per il titolo dato alla sua opera, Boccanera potrebbe essere definito un poeta della metafora vegetale, ma il contenuto del suo discorso ordinato, si allarga, fino a contenere anche animali di ogni tipo e paesaggi; nella poetica di questo autore sono presenti sospensione e mistero e una forte quota di narratività e c’è icasticità e limpidezza del dettato; si riscontra una forte leggerezza e il ritmo è armonico e incalzante; come in Goethe, in Boccanera la forma s’identifica con la divinità, in una religiosità di tipo pagano: viene detto un dio e non Dio. In Palma Reale l’io-poetante è tutto interanimato con la bellezza (vedi espressioni come “cuore disciolto nella selva”) ed è presente la metamorfosi (“un angelo staccato dal cielo” diventa bosco).
Il dettato rarefatto è molto concentrato e molte specie vegetali vengono nominate oltre alla Palma Reale, ad esempio la rosa e il fungo verde, nell’evidenziarsi di un cosmo animato, misterioso e protettivo nello stesso tempo; tutte le poesie, eterogenee tra loro per estensione, sono costituite da periodi brevi, formati da versi scattanti e veloci. C’è, in questi componimenti, una fusione dell’io-poetante con il corso e si potrebbe parlare di una visione panteistica; in questo libro c’è tutto un calarsi, da parte del poeta, in un mondo idilliaco e avvolgente, come si evince da tante espressioni come “respirare le stelle”.
L’uomo è al centro dell’universo, delle cose, di un universo che lo circonda e che si dilata in un respiro ritmico ed inesausto: il tutto pare divenire una forza immanente, anche si ci trascende.
Sono presenti nella poetica di questa raccolta anche i volatili, che lasciano nell’aria messaggi, detti attraverso parole molte evocative. Il poeta descrive un regno palpitante, ricchissimo di stimoli e di bellezza, sensuale e, a volte, anche numinoso.
In una fuga cosmica di “stelle moribonde e cieli ammutinati”, si stagliano affascinanti paesaggi che si iridano in forza della parola, pronunciata in modo nitido e diretto e tutto appare pervaso da un’aurea di magia e visionarietà.
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